IL Pianoforte |
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Strumento musicale a corde percosse mediante martelletti azionati da una tastiera. Pianoforte verticale, pianoforte le cui corde e la cui cassa armonica sono verticali. Pianoforte a coda, pianoforte le cui corde e la cui cassa armonica sono orizzontali. Pianoforte a mezza coda, pianoforte costruito come quello a coda, ma di dimensioni ridotte rispetto a quest'ultimo. Pianoforte meccanico, altro nome della pianola. Pur essendo incluso nella categoria degli strumenti a corde percosse, il pianoforte ha avuto predecessori in quella a corde pizzicate, e, in genere, negli strumenti a tastiera non escluso l'organo. Il suo antenato diretto è però il clavicordo. La sua invenzione è dovuta a Bartolomeo Cristofori (il suo primo pianoforte, ritrovato nel 1968, reca incisa la data 1698) ed è testimoniata e descritta da Scipione Maffei sul Giornale de' letterati d'Italia nel 1711; è quindi indiscutibile la sua priorità rispetto a quelle del francese Marius (che nel 1716 presentò all'Accademia reale delle scienze di Parigi quattro clavicembali a martelli) e dei tedeschi C. G. Schröter (che nel 1721 presentò alla corte di Sassonia due strumenti inventati nel 1717) e G. Silbermann (che costruì nel 1726 due pianoforti la cui meccanica è molto simile a quella inventata dal Cristofori). I pianoforti di Silbermann, tuttavia, cominciarono a incontrare favore solo vent'anni più tardi, dopo aver raggiunto un notevole grado di perfezionamento della meccanica, e si diffusero ben presto sul mercato europeo. Il pianoforte è costituito essenzialmente da quattro parti: la cassa, la cordiera, la meccanica e i pedali. La cassa è costruita in legno (abete, pioppo, faggio) e presenta forma di arpa rovesciata nei modelli a coda e forma rettangolare (con disposizione orizzontale) in quelli verticali. La cordiera comprende l'insieme delle corde (in acciaio, e, quelle gravi, rivestite in filo di rame), l'armatura metallica su cui sono tese e la tavola armonica o di risonanza, che ha funzione di rinforzare le vibrazioni delle corde. La meccanica è costituita dai tasti (nei pianoforti moderni l'estensione della tastiera è di sette ottave) e dal sistema di leve che trasmette il movimento del tasto al martelletto. (Il sollevamento del tasto fornisce, attraverso un complesso sistema di leve, la spinta al martelletto il quale batte la corda e ritorna nella posizione iniziale; fa scostare lo smorzatore che lascia libera la corda di vibrare non appena ricevuto il colpo dal martelletto; innalza il paramartello[asticella rivestita di feltro duro], che accoglie il martelletto nella sua ricaduta, mantenendolo in una posizione intermedia fintanto che il tasto rimane abbassato.) I pianoforti moderni hanno anche un dispositivo a doppio scappamento(ideato da S. Erard), che arresta la ricaduta del martello alla metà del percorso, permettendo di ottenere una nuova percussione prima che il tasto ritorni in posizione di riposo. I pedali sono generalmente due: quello di destra, detto anche del forte, serve a mantenere gli smorzatori staccati dalle corde, ottenendo così il prolungamento della vibrazione di queste anche dopo che il tasto è stato abbandonato dal dito; quello di sinistra, detto anche impropriamente del piano, ha invece la funzione di attutire il suono e di modificarne il timbro. Alcuni pianoforti verticali sono muniti di un terzo pedale, detto sordina, che serve quasi ad annullare (mediante l'inserimento di una fascia di feltro tra i martelletti e le corde) la sonorità dello strumento e che è usato esclusivamente per fini pratici. Esiste infine il pedale tonale, applicato a taluni pianoforti, che consente di prolungare la durata dei singoli suoni, indipendentemente dagli altri. (Quest'ultimo pedale, inventato dal costruttore francese Debain per l'armonium, fu perfezionato e adattato al pianoforte da Steinway.) Il pianoforte, che non incontrò inizialmente il favore dei costruttori e dei musicisti, si affermò nel decennio 1770-1780, quando già numerose varianti e perfezionamenti vi erano stati apportati (maggiore sonorità ed estensione della tastiera, meccanica più agile, ecc.). Tra i primi musicisti che, svincolandosi definitivamente dallo stile clavicembalistico, dedicarono composizioni a questo strumento si ricordano M. Clementi, considerato il fondatore della moderna scuola pianistica, Mozart, Haydn. Successivamente, oltre a una pleiade di autori minori, che operarono più che altro nel campo delle ricerche tecnicistiche o che svilupparono un virtuosismo brillante, fondamentale contributo alla letteratura pianistica fu dato da Beethoven, Schubert, Weber, Mendelssohn, Schumann, Chopin, Liszt, Brahms, e in epoca moderna da Debussy, Ravel, Busoni, Bartók, Prokofiev, Stravinskij, Hindemith, Schönberg, ecc. Tra le più importanti e rinomate fabbriche moderne di pianoforti sono, in Germania, la Bechstein, la Blüthner, la Steinberg; in Francia, la Erard, la Pleyel, la Gaveau; in America, la Steinway; la Anelli, la Schulz & Pollmann e la Tallone, in Italia.
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